Il
suono del disco che cade sul piatto è un sospiro veloce, che sa
appena un po' di polvere. Quella del braccio che si stacca dalla
forcella è un singhiozzo trattenuto, come uno schioccare di lingua,
ma non umido, secco. Una lingua di plastica. La puntina, strisciando
nel solco, sibila pianissimo e scricchiola, una o due volte. Poi
arriva il piano e sembrano le gocce di un rubinetto chiuso male e il
contrabbasso, come il ronzio di un moscone contro il vetro chiuso di
una finestra, e dopo la voce velata di Chet Baker, che inizia a
cantare Almost Blue.
A starci attenti, molto attenti, si può sentire anche quando prende fiato e stacca le labbra sulla prima a di almost, così chiusa e modulata da sembrare una lunga o. Al-most-blue... con due pause in mezzo, due respiri sospesi da cui si capisce, si sente che sta tenendo gli occhi chiusi.
Per questo mi piace Almost Blue. Perché è una canzone che si canta a occhi chiusi.
(Carlo Lucarelli)