martedì 31 gennaio 2017

Jazz Live: Miles Davis



Tre concerti a ritroso nel tempo.

1
Miles-Davis Montreux 1986
Miles Davis (tp, kbds) Roben Ford (g) Adam Holzman (kbds) Robert Irving III (kbds)
Bob Berg (s) Felton Crews (b) Vincent Wilburn (dr) Steve Thornton (perc)








2
MILES DAVIS live in London, Hammersmith Odeon, 1982
MILES DAVIS trumpet, keybd, BILL EVANS sax & flute, MIKE STERN guitar
MARCUS MILLER bass, AL FOSTER drums, MINO CINELU percussion





3
Live at Teatro dell'Arte in Milan, Italy on October 11, 1964
Trumpet: Miles Davis, Saxophone: Wayne Shorter, Piano: Herbie Hancock
Bass: Ron Carter, Drums: Tony Williams


martedì 17 gennaio 2017

Jimmy RANEY(1927-1995)




Il meno conosciuto tra i grandi chitarristi del dopoguerra,
anche a causa di disturbi personali causati dall'acolismo,
si ricorda per la sua grande musicalità e per l'intelligenza espressa come accompagnatore.
Con meno cerebralismi di Jim Hall e meno clichè di Kessell e Burrell..
Musicista cool dal piglio piuttosto grintoso,  è stato
però un eccellente partner di Stan Getz e Red Norvo.
Qualche volta è sparito dalle scene per troppo tempo, ma i
suoi lavori sono tutti notevoli e godibili .



Actors Theater, Louisville KY, 1987 with Tyrone Wheeler (b) and Bruce Morrow (d).

Visits Paris, Vol. 1 (1954) Vogue

Grande musica con Sonny Clark (piano), Red Mitchell (basso) e Bobby White (batteria).


A (titolo originale) (1954-55) OJC
Due importanti sedute per un cd essenziale: tradizione e sperimentalismo tenute insieme con grande maestria.

Solo (1976) Xanadu

Un disco in compagnia della sue chitarra, con sovraincisioni molto intelligenti.


The influence (1975) Xanadu

Un grande trio ed ottimi standard.

Stan Getz at Storyville, Vols. 1 & 2 (1951) Roulette

Tra bop e cool un live molto pulsante. Tutte le potenzialità di Raney (e di Getz) esposte per la prima volta e pronte a esplodere tra poco


Joe PASS(1929-1994)





Il virtuoso per eccellenza. Tecnicamente impressionante, capace di dare un senso anche a lunghe esibizioni da solo, si afferma, per motivi personali, abbastanza tardi, e quindi con uno stile molto classico. In questo contesto è capace di esecuzioni molto "avventurose". Le sue grandi capacità tecniche gli consentono di affrontare i grossi rischi del concerto in solo, con risultati spesso decisamente sorprendenti.




Joe Pass - guitar
with Bob Magnusson - bass, Jim Plank - drums

For Django (1964) Pacific Jazz (originale)
Un'ottima seduta in quartetto col fido John Pisano.
Virtuoso (1973) Pablo
Volete verificare come si possa suonare da soli
armonia e melodia, senza trucchetti e senza generare noia? Ascoltate questo cd...

Portraits of Duke Ellington (1973) Pablo
Con Ray Brown e Bobby Durham.
We'll Be Together Again - Pablo
Possono funzionare chitarra e trombone, da soli? Certamente, se con Pass c'è J.J. Johnson.
The Big 3 (1975) Pablo
Milt Jackson, Joe Pass e Ray Brown.






domenica 8 gennaio 2017

Cecil TAYLOR (1929)



Il frenetico pianista che percorre la tastiera "rincorrendo sempre lo stesso motivo
(che non troverà mai)", il leader free più impenetrabile alle influenze
esterne, chiuso nel suo mondo autorefenziale.
Organizzatore di ondate di musica al calor bianco, ha prima sorpreso
e scandalizzato il pubblico e diviso la critica, per poi acquisire uno status
di maestro della "new thing".
La sua musica è sostanzialmente la stessa da 30 anni ed i dischi sono
quasi sempre di un indifferenziato alto livello.





      


Unit Structures (1966) Blue Note

Uno degli album che fece più scalpore. una dichiarazione d'intenti perfetta.
The World of Cecil Taylor (1960) Candid
Taylor si era già rivelato in tutta la sua eresia in questo precedente album, che vede accanto a lui un Archie Shepp alle prime armi.
Silent Tongues (1974) 1201 Music
Un live solo che fece epoca. Il piano usato come una drum machine. Molti notarono il tentativo di aprire a dei momenti più lirici.
Communications (1969) ECM

In questo album della The Jazz Composer's Orchestra (arrangiato da Michael Mantler) possiamo ascoltare Taylor supportato da un grande orchestra free. Lui suona come al solito ma l'effeto è curioso. Negli altri breni vi sono assoli di Don Cherry, Gato Barbieri,.Larry Coryell e Roswell Rudd.


Qu'a: Live at the Irridium, Vol. 1 (1998) Cadence Jazz
Un buon live degli anni della maturità. Nulla di nuovo però.

venerdì 6 gennaio 2017

Wes MONTGOMERY(1925-1968)


Il chitarrista che ha avuto più influenza nell'evoluzione della chitarra nel jazz e che ha per primo segnato una nuova via nel pop-jazz. Autodidatta e grande improvvisatore, sviluppa una particolare tecnica col pollice riutilizzata poi da una lunga serie di discepoli (con in testa George Benson).
Nella parte finale della sua attività, abbandona parte della sua aggressività bluesy per un approccio più soft, in linea con gli arrangiamenti da grande orchestra pop organizzati dal produttore Creed Taylor.


Dal vivo in Olanda:
Chitarra: Wes Montgomery
Piano: Pim Jacobs, Basso: Ruud Jacobs, Batteria: Han Bennink


Far wes ( 1958 - 1959) Pacific Jazz

Uno dei primi dischi, coi due fratelli. Ottima musica molto grintosa.
The Incredible Jazz Guitar of Wes Montgomery (1960) Riverside/OJC
Con Tommy Flanagan, Percy Heath e Albert Heath. Un classico.
Full House (1962) Riverside/OJC

Un altro classico col trio di Winton Kelly.
Verve Jazz Masters 14 (1964-66)

Con Verve iniziano i grandi successi, dovuti a in gran parte ad una scelta che porterà al pop-jazz.
L'antologia, potendo scegliere, funziona meglio dei singoli dischi.
Classics, Vol. 22 - Wes Montgomery(1967-68)A&M

Vale il discorso fatto per Verve, con qualche gioiello in meno.

Charlie CHRISTIAN (1916-1942)



La grande meteora che ha inventato la chitarra
jazz amplificata e non più
relegata al ruolo di chitarra ritmica.
Grande musicista swing (con Benny Goodman)
guardava con attenzione verso le novità del be-bop.
Tutti i chitarristi del dopoguerra lo hanno
preso come punto di riferimento.
La sua morte per tubercolosi ci ha privato
di un genio ancora in fase di crescita.




The Genius of the Electric Guitar [Columbia] (1939-41) Sonly

Qui ci sono tutti brani con Goodman che lo hanno reso immortale, compreso Solo Flight..
Genius of The Electric Guitar (1939-41) Giants of Jazz
Una bella compilation che può sostituire la precedente, con cui ha molti titoli in comune.
Live Sessions at Minton's Playhouse (1941) Jass ( o Musidisc)
La documentazione sonora della nascita del be-bop, con Gillespie, Monk (che non si sente) e un Christian che è un monumento alla chitarra. Incisione problematica.

Django REINHARDT (1910-1953)


Il primo jazzista europeo ad acquisire 
fama mondiale.
Il primo chitarrista jazz ad introdurre nel jazz
un fraseggio legato ad una cultura folklorica europea: quella zigana.
Prodigioso tecnicamente, anche con una menomazione
ad un un paio di  dita della mano sinistra, 
aveva elaborato un linguaggio
estremamente fluido, pieno di arpeggi ma estremante
essenziale.
La sua modernità spiccava enormemente, considerando
che la ritmica dei suoi gruppi non era particolarmente
agile e qualche volta diventava una palla piede.
Unico partner alla sua altezza fu Stephane Grappelli,
violinista dallo swing contagioso e dalla fantasia
sfrenata: assieme hanno fatto faville nel famoso
quintetto dell' Hot Club de France

 
 
            

Quintette du Hot Club de France (1936-40) Charly

Un'antologia perfetta della prima parte della sua carriera.
Django Reinhardt & Stephane Grappelli: The Quintet of the Hot Club of France 1938-46 - Pearl Flapper
Una bella compilation (ce ne sono tante) del periodo più celebrato.
Peche a La Mouche (1947-50) Verve

Nel dopoguerra Django passò alla chitarra elettrica: questo cambiamneto a molti non piacque perchè si era perso un po' del fascino zigano dei brani acustistici. In compenso si trovò un grande bopper con un linguaggio assolutamente altissimo, come dimostra questo cd doppio.
With His American Friends (1935-40) DRG

Coleman Hawkins, Bill Coleman, Freddy Taylor, Benny Carter, Dicky Wells, Eddie South, Larry Adler, Rex Stewart, Barney Bigard sono gli amici americani. 3 cd ottimi.
Verve Jazz Masters (1938-53)

Se volete un solo cd questa è una perfetta antologia.

John ZORN (1953)


Prolifico musicista (la quantità di dischi a suo nome è ormai fuori controllo), erede del
free jazz nel senso più ampio del temine, sassofonista acido
d'ispirazione ornettiana, grande assemblatore di suoni e regista di
musicisti di varie scuole, agit prop della cultura ebraica, grande
appassionato di cinema e di colonne sonore, John Zorn è tutte queste
cose a altre ancora che verranno sicuramente in futuro a spiazzarci
di continuo.


John Zorn - direction, saxophone
Marc Ribot - guitar, Jamie Saft - piano, orgue, Trevor Dunn - bass
Kenny Wollesen - vibraphone, Joey Baron - drums, Cyro Baptista – percussion
2010

 

The Big Gundown (1985) Tzadik Records
Mai come in questo disco si può apprezzare il gusto teatrale di Zorn. Utilizzando la musica di Ennio Morricone come pretesto (ed avendo bene in mente le immagini dei film), il musicista mette in scena dei piccoli teatrini musicali che, più che riproporre la musica, tendono a creare delle atmosfere emotivamente collegate ai film. Cast stellare e quanto mai eterogeneo: Bill Frisell e Vernon Reid (chitarra), Tim Berne (sax), Wayne Horvitz (piano), Big John Patton (organo) e Toots Thielemans (harmonica e fischio)
Naked City (1989) Tzadik Records
Altro disco "cinematografico" di Zorn ma più omogeneo nella sostanza e meno alla ricerca della trovata spettacolare. Musicisti di fiducia: Bill Frisell (chitarra), Wayne Horvitz (piano), Fred Frith (basso) e  Joey Baron (batteria).
Masada, Vol. 2: Beit (1995) Tzadik Records
Sempre più immerso nella rievocazione della cultura ebraica, Zorn fonda un gruppo d'avanguardia che rilegge la cultura Klezner con una feroce libertà, testimoniata anche dal nome del gruppo che trae origine dalla città che si suicidò in massa piuttosto che consgnarsi alle truppe romane.
Grande contributo di Dave Douglas.
Electric Masada - At the Mountains of Madness (2005) Tzadik Records
La voglia di spaziare tra sonorità e stili porta Zorn a elettrificare le idee di Masada e proporre musica ancora più di difficile catalogazione, per via di una certa contiguità con alcuni gruppi rock.
Il disco raccoglie due concerti molto riusciti con il chitarrista di fiducia Marc Ribot.
Rimbaud (2012)  Tzadik Records
L'omaggio al poeta francese è l'occasione per far esplodere tutto l'ecclettismo di Zorn: dall'avanguardia europea alla musica elettronica campionata, alla recitazione. Jazz è ormai un'etichetta molto stretta per il nostro eroe...