martedì 3 gennaio 2017

Thelonious MONK (1917-82)


E' una figura unica in tutto il jazz, un mondo autosufficiente che ha fornito al
jazz moderno le più importanti composizioni e le più ardite soluzioni armoniche.
Come pianista sembra limitato perchè non c'è virtuosismo in lui: sembra aver eliminato 
tutto il contorno per presentare solo la sostanza di una canzone. 
Armonicamente presenta delle soluzioni ardite, sopratutto per chi deve improvvisarerci sopra,
ma poi ci si accorge che trovata la chiave si accede ad un mondo musicale
di grande bellezza ed incessante novità.
Alla fine degli anni 40 la sua statura di artista era completamente formata, 
ma i riconoscimenti verranno almeno 10 anni dopo.
Negli anni 60, quando era venerato come un guru della musica, non aveva più nulla 
di nuovo da dire. All'inzio dei 70 smise di suonare anche in privato,
succube dei diavoli che l'avevano frequentato per tutta la vita.




live in Denmark, 1966-04-17

 

The Best of the Blue Note Years (1947-52) Blue Note

Un prezioso riassunto del periodo iniziale della sua carriera. Ma il genio
era già completamente formato.
Brilliant Corners (1956) Riverside
Una delle pietre miliari nella storia degli album jazz, vede alcune delle sue più
impegantive composizioni. Sonny Rollins e Max Roach all'altezza del leader.
Thelonious Monk With John Coltrane (1957) Jazzland
Quanto ha dovuto faticare Coltrane per entrare nelle scarpe di Monk! Aveva già suonato con lui al Five Spot, ma per un fiato (con l'escusione del fedele Charlie Rouse, sempre perfetto) era sempre difficile dialogare col maestro.
I risultati alla fine sono ottimi, anche se discontinui, e Trane avrà fatto un'esperienza basilare per il suo futuro.
Thelonious Alone in San Francisco (1959) Riverside/OJC

In un ambiente favorevole Monk solo al piano ci emoziona come non mai. Già dal primo brano, un Blue Monk impeccabile, si capisce che è la serata giusta. Ed i brani che seguono sono all'altezza del primo.

Monk's Dream (1962) Columbia
Monk passa alla Columbia e diventa una piccola star. Questo è il disco di esordio, forse il migliore fatto per questa etichetta. In quartetto.

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