Ritratti, poesie, grafica e testi che frullano nella mia testa e ruotano attorno al jazz.
domenica 8 gennaio 2017
Cecil TAYLOR (1929)
Il frenetico pianista che percorre la tastiera "rincorrendo sempre lo stesso motivo
(che non troverà mai)", il leader free più impenetrabile alle influenze
esterne, chiuso nel suo mondo autorefenziale.
Organizzatore di ondate di musica al calor bianco, ha prima sorpreso
e scandalizzato il pubblico e diviso la critica, per poi acquisire uno status
di maestro della "new thing".
La sua musica è sostanzialmente la stessa da 30 anni ed i dischi sono
quasi sempre di un indifferenziato alto livello.
Unit Structures (1966) Blue Note
Uno degli album che fece più scalpore. una dichiarazione d'intenti
perfetta.
The World of Cecil
Taylor (1960) Candid Taylor si era già
rivelato in tutta la sua eresia in questo precedente album, che vede
accanto a lui un Archie Shepp alle prime armi.
Silent Tongues (1974) 1201 Music Un live solo che fece epoca.
Il piano usato come una drum machine. Molti notarono il tentativo
di aprire a dei momenti più lirici.
Communications (1969)
ECM
In questo album della The
Jazz Composer's Orchestra (arrangiato da Michael Mantler) possiamo
ascoltare Taylor supportato da un grande orchestra free. Lui suona
come al solito ma l'effeto è curioso. Negli altri breni vi
sono assoli di Don Cherry, Gato Barbieri,.Larry Coryell e Roswell
Rudd.
Qu'a: Live at the Irridium,
Vol. 1 (1998) Cadence Jazz Un buon live degli anni
della maturità. Nulla di nuovo però.
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