martedì 21 ottobre 2014

John Birks "Dizzy" Gillespie (Cheraw, 21 ottobre 1917 – New York, 6 gennaio 1993)

Oggi è il suo compleanno e gli dedico questa poesia:


SUL RING DEL MASSEY HALL, 15 MAGGIO 1953



Sul ring del Massey Hall c’erano due pesi massimi

pronti a sfidarsi per il titolo di re del be-bop:

da un lato Charles Parker, detto Bird,

nato a Kansas City nel 1920, n.1 del sax alto;

dall’altro lato John Birks Gillespie, detto Dizzy,

nato a Cheraw, South Carolina, nel 1917, n.1 della tromba.

Sono i due dioscuri del bop, amici-nemici in lotta per

stabilire chi dei due sia il numero uno dei numeri uno.

Parker è stato quello che più ha osato nell’improvvisazione,

liberandola da tutte le incrostazioni swing,

Gillespie è quello che più ha razionalizzato il nuovo linguaggio,

adattandolo perfino alla grande orchestra.

Parker è il vero idolo delle nuove generazioni, ma è

Gillespie l’uomo di successo del momento.

Sul ring sono pronti a misurarsi, a ricordare vecchi rancori,

a rispolverare una vecchia amicizia e tutti i colpi sono buoni.

Arbitri della serata i signori:

Bud Powell, piano

Charles Mingus basso

Max Roach batteria.

Parte la sfida con Perdido e se Dizzy è sfottente coi suoi acuti di tromba

e sembra continuamente depistare il suo socio,

Bird è stringato, essenziale, pronto a braccare una tromba-saponetta
che prima era qua ed ora è là,

ambigua, onnipresente e trasversale come il suo tubo.

Dizzy sembra sempre aggredire ma fugge,

Bird sembra sempre in attesa ma quando esce

con gli assoli fa molto male.

La serata va avanti per oltre un’ora, con Dizzy che fa il pagliaccio,

presenta i brani, fa gli onori di casa, sembra dire “stiamo scherzando”

e poi parte con un assalto carognesco a Salt Peanuts

e la risposta di Bird è puro furore controllato.

Ogni tanto Bud Powell ci ricorda che, sebbene in condizioni fisiche e mentali

non eccelse, è il padre del piano bop;

Mingus e Roach tengono alta la temperatura,

stimolando i due contendenti.

Alla fine della serata c’è gloria per tutti ed il verdetto è di parità:

lo scettro non lo può decidere una serata.

Nemmeno una miracolosa come quella. 


 

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