venerdì 25 novembre 2022

Bitches Brew e dintorni: Seconda parte di INCASTRI TEMPORALI E INTERAZIONI NELLE PUBBLICAZIONI UFFICIALI DEL MILES DAVIS ELETTRICO (1968-1971)

 Miles Davis Bitches Brew 40th Anniversary Edition: musica e film in vendita  a Giussano (Monza e della Brianza)

2 - Bitches Brew
Appena uscito "In a Silent Way", poco dopo la metà agosto, Davis convoca un considerevole numero di musicisti (quelli dell'attuale gruppo, alcuni dei precenti e un po' di altri ancora) per una serie di sedute infuocate che, in soli tre giorni (19-20-21), danno vita ad uno dei dischi più esplosivi, rivoluzionari e controversi della storia del jazz.

E' incredibile la quantità e qualità di musica prodotta in tre giorni, musica tra l'altro complessa e spiegata da Davis nella sua solita maniera molto ermetica. Evidentemente Davis ha le idee molto chiare e tutti i musicisti sono molto in sintonia.
Rispetto alle incisioni per "In a Silent Way", molto compatte nel mood ed anche un po' prudenti nelle sonorità, qui ci troviamo di fronte a una tavolozza sonora amplissima e cangiante e a delle idee molto differenziate, quasi una schizofrenia musicale con il primo disco ambiguo, drammatico, teatrale e e un po' sulfureo e un secondo disco più solare, danzante e aperto. In questo senso la copertina del disco sembra sintetizzare perfettamente la situazione: il pugno chiuso evocato nel precedente disco, si è aperto per solleticare ma anche schiaffeggiare.
Il lavoro di editing di Teo Macero, sempre prezioso, apparentemente sembra meno invasivo rispetto al disco precedente, visto che l'architettura musicale è già ben definita, è in realtà basilare visto che a lui tocca riunire le parti migliori seguendo le indicazioni del musicista. E lui eseguirà questa operazione in maniera certosita, come fosse un puzzle. Di suo aggiunge, a sorpresa forse, un'abilissima gestione degli effetti sonori, con quegli echi che creano un effetto dialogo efficace. Ed anche piccoli interventi di copia incolla sulle linee dei bassi o il raddoppio di tonalità in alcuni momenti del primi disco.
Per approfonditi dettagli sulle vicende di queste registrazioni, consiglio il libro di Enrico Merlin / Veniero Rizzardi "Bitches Brew. La Musica Di Miles Davis 1967-1970".

L'album del giorno, Miles Davis, Bitches Brew - Panorama

Miles Davis - tromba; Wayne Shorter - sax soprano; Bennie Maupin - clarinetto basso
Joe Zawinul - piano elettrico – Sinistro; Larry Young - piano elettrico
Chick Corea - piano elettrico - Destro; John McLaughlin - chitarra elettrica
Dave Holland - contrabbasso; Harvey Brooks - basso elettrico
Lenny White - batteria - Sinistra; Jack DeJohnette - batteria - Destra
Don Alias - congas; Juma Santos (accreditato come "Jim Riley") - Shaker, congas

3 - Dopo "Bitches Brew" cosa suona nei concerti Davis?
A questa domanda rispondono chiaramente i dischi (bootleg sopratutto) e i video registrati tra l'ottobre e il novembre in giro per l'Europa.
E' però necessaria una premessa che riguarda la politica adottata per i suoi concerti da Davis: molta prudenza nel repertorio con sempre presente qualche tema consolidato e poca attenzione a brani dei nuovi dischi. Di sicuro non era uno che annunciava (o meglio avrebbe fatto annunciare) "Ed ecco gli ultimi brani tartti dal mio ultimo disco". In fondo era più facile ascoltare all'improvviso un rapido accenno a "Round midnight" o a "I Fall In Love Too Easily" piuttosto che le novità.
"Sanctuary " e "Bitches Brew" sembrano essere i più suonati, il primo come momento interlocutorio e intimo, il secondo quasi in apertura dopo "Directions" come "approccio aggressivo".
Il pubblico accorso con in testa "In a Silent Way" si aspettava forse una musica più ruffiana, che strizzava un l'occhio al rock, invece si è trovato immerso in un'onda compatta e aggressiva di grande jazz, leggermente addolcito dalla sonorità elettrica del piano di Corea, che sembrava più un carillon che una tastiera. Non c'è la visionarietà di "Bitches Brew", anche per via di un gruppo ridotto ma anche perchè dal vivo Davis ha sempre prefirito esecuzioni compatte e concentrate, ed è una musica molto più coerente con quella eseguita ad inizio anno.
In partica nel mondo di Miles Davis s'incontravano tre aspetti musicali: il ricordo di "In a Silent Way" nelle aspettative degli ascoltatori, i residui emozionali di "Bitches Brew" per i musicisti, e la musica prodotta al momento coerente col percorso artistico di quegli anni.
Rimane comunque una grande musica jazz, senza se senza ma.
Il gruppo è quello poi chiamato "Lost quintet" per via del fatto che si hanno incisioni di studio del gruppo:
Miles Davis, trumpet; Wayne Shorter, soprano, tenor sax; Chick Corea, electric piano; Dave Holland, bass; Jack DeJohnette, drums.

Con anni di ritardo inspiegabile, la Columbia nel 2013, ci offre finalmente l'indispensabile documentazione:

- Festival Mondial du Jazz d'Antibes, La Pinède in Juan-les-Pins, 25 & 26 luglio
- Live at Folkets Hus . Stoccolma, 5 novembre
- Live At Berliner Jazztage – 7 novembre (su dvd)


Per il capitolo bootleg eccone alcuni relativi anche ai suoi due concerti italiani:

 

Miles Davis- October 27, 1969 Teatro Sistina, Roma



 

 

Miles Davis Quintet – Live At Berliner Jazztage – November 7, 1969

https://oildale.s3.amazonaws.com/wp-content/uploads/2018/04/22010034/Miles-Davis-Berliner-Jazztage-1969.mp3


Miles Davis- November 3, 1969 Salle Pleyel, Paris



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