2 - Bitches Brew
Appena uscito "In a Silent Way",
poco dopo la metà agosto, Davis convoca un considerevole numero di
musicisti (quelli dell'attuale gruppo, alcuni dei precenti e un po'
di altri ancora) per una serie di sedute infuocate che, in soli tre
giorni (19-20-21), danno vita ad uno dei dischi più esplosivi,
rivoluzionari e controversi della storia del jazz.
E' incredibile la quantità e qualità
di musica prodotta in tre giorni, musica tra l'altro complessa e
spiegata da Davis nella sua solita maniera molto ermetica.
Evidentemente Davis ha le idee molto chiare e tutti i musicisti sono
molto in sintonia.
Rispetto alle incisioni per "In a Silent
Way", molto compatte nel mood ed anche un po' prudenti nelle
sonorità, qui ci troviamo di fronte a una tavolozza sonora
amplissima e cangiante e a delle idee molto differenziate, quasi una
schizofrenia musicale con il primo disco ambiguo, drammatico,
teatrale e e un po' sulfureo e un secondo disco più solare, danzante
e aperto. In questo senso la copertina del disco sembra sintetizzare
perfettamente la situazione: il pugno chiuso evocato nel precedente
disco, si è aperto per solleticare ma anche schiaffeggiare.
Il
lavoro di editing di Teo Macero, sempre prezioso, apparentemente
sembra meno invasivo rispetto al disco precedente, visto che
l'architettura musicale è già ben definita, è in realtà basilare
visto che a lui tocca riunire le parti migliori seguendo le
indicazioni del musicista. E lui eseguirà questa operazione in
maniera certosita, come fosse un puzzle. Di suo aggiunge, a sorpresa
forse, un'abilissima gestione degli effetti sonori, con quegli echi
che creano un effetto dialogo efficace. Ed anche piccoli interventi
di copia incolla sulle linee dei bassi o il raddoppio di tonalità in
alcuni momenti del primi disco.
Per approfonditi dettagli sulle
vicende di queste registrazioni, consiglio il libro di Enrico Merlin
/ Veniero Rizzardi "Bitches Brew. La Musica Di Miles Davis
1967-1970".
Miles Davis - tromba;
Wayne Shorter - sax soprano; Bennie Maupin - clarinetto basso
Joe Zawinul - piano
elettrico – Sinistro; Larry Young - piano elettrico
Chick Corea - piano
elettrico - Destro; John McLaughlin - chitarra elettrica
Dave Holland -
contrabbasso; Harvey Brooks - basso elettrico
Lenny White - batteria -
Sinistra; Jack DeJohnette - batteria - Destra
Don Alias - congas; Juma
Santos (accreditato come "Jim Riley") - Shaker, congas
3 - Dopo "Bitches Brew"
cosa suona nei concerti Davis?
A questa domanda rispondono chiaramente
i dischi (bootleg sopratutto) e i video registrati tra l'ottobre e il
novembre in giro per l'Europa.
E' però necessaria una premessa
che riguarda la politica adottata per i suoi concerti da Davis: molta
prudenza nel repertorio con sempre presente qualche tema consolidato
e poca attenzione a brani dei nuovi dischi. Di sicuro non era uno che
annunciava (o meglio avrebbe fatto annunciare) "Ed ecco gli
ultimi brani tartti dal mio ultimo disco". In fondo era più
facile ascoltare all'improvviso un rapido accenno a "Round
midnight" o a "I Fall In Love Too Easily" piuttosto
che le novità.
"Sanctuary " e "Bitches Brew"
sembrano essere i più suonati, il primo come momento interlocutorio
e intimo, il secondo quasi in apertura dopo "Directions"
come "approccio aggressivo".
Il pubblico accorso con in
testa "In a Silent Way" si aspettava forse una musica più
ruffiana, che strizzava un l'occhio al rock, invece si è trovato
immerso in un'onda compatta e aggressiva di grande jazz, leggermente
addolcito dalla sonorità elettrica del piano di Corea, che sembrava
più un carillon che una tastiera. Non c'è la visionarietà di
"Bitches Brew", anche per via di un gruppo ridotto ma anche
perchè dal vivo Davis ha sempre prefirito esecuzioni compatte e
concentrate, ed è una musica molto più coerente con quella
eseguita ad inizio anno.
In partica nel mondo di Miles Davis
s'incontravano tre aspetti musicali: il ricordo di "In a Silent
Way" nelle aspettative degli ascoltatori, i residui emozionali
di "Bitches Brew" per i musicisti, e la musica prodotta al
momento coerente col percorso artistico di quegli anni.
Rimane
comunque una grande musica jazz, senza se senza ma.
Il gruppo è
quello poi chiamato "Lost quintet" per via del fatto che si
hanno incisioni di studio del gruppo:
Miles Davis, trumpet; Wayne
Shorter, soprano, tenor sax; Chick Corea, electric piano; Dave
Holland, bass; Jack DeJohnette, drums.
Con anni di ritardo inspiegabile, la
Columbia nel 2013, ci offre finalmente l'indispensabile
documentazione:
- Festival Mondial du Jazz
d'Antibes, La Pinède in Juan-les-Pins, 25 & 26 luglio
- Live
at Folkets Hus . Stoccolma, 5 novembre
- Live At Berliner Jazztage
– 7 novembre (su dvd)
Per il capitolo bootleg eccone alcuni relativi anche ai suoi due concerti italiani:
Miles Davis- October
27, 1969 Teatro Sistina, Roma
Miles Davis Quintet –
Live At Berliner Jazztage – November 7,
1969
https://oildale.s3.amazonaws.com/wp-content/uploads/2018/04/22010034/Miles-Davis-Berliner-Jazztage-1969.mp3
Miles Davis- November
3, 1969 Salle Pleyel, Paris
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