mercoledì 30 novembre 2022

1971: Un anno critico: Sesta parte di INCASTRI TEMPORALI E INTERAZIONI NELLE PUBBLICAZIONI UFFICIALI DEL MILES DAVIS ELETTRICO (1968-1971)

 8 - 1971: Un anno critico



E' un anno strano che vede Miles non entrare mai in uno studio di registrazione: è probabile che ci sia un calo d'ispirazione, forse un'incertezza sulla via da percorrere dopo il successo inatteso e, magari una voglia di tirare il fiato, magari per problemi personali e di salute.
E i concerti decollano alla grande solo col tour europeo di ottobre-novembre.
Però in quell'anno Davis firma un cntratto triennale con la Columbia per 100,000 $ l'anno e di questo si vanterà parecchio.
E a novembre esce l'album doppio "Live/Evil" che, fin dalla copertina, vorrebbe ripetere il colpo di "Bitches Brew". Ancora una volta c'è il tema della duplicità che Mati Klarwein esprime, su richiesta di Miles, raffigurando il bene e il male. Un'idea che rappresenta bene, in fondo la personalità di Davis, aggressivo e furente ma anche introspettivo e sensibile. Qui però diventa anche un gioco enigmistico con le parole lette al contrario: Live/Evil; Sivad/Davis; Selim/Miles.
Il disco è duplice anche perchè riunisce registrazioni di studio (giugno) e dal vivo (dicembre, al Cellar Door di Washington) del 1970 e questi due aspetti un po' confliggono e contribuiscono a produrre un disco un po' sfuocato, mancante di un vero baricentro. Bella musica in un disco interlocutorio, forse inevitabilmente. E per la prima volta ascoltiamo Davis usare il padale whawha.

I concerti europei, variamente documentati solo da bootleg, vedono la seguente formazione:
Miles Davis (tp), Gary Bartz (ss, as), Keith Jarrett (el-p, org), Michael Henderson (el-b), Ndugu Leon Chancler (d), Charles Don Alias (cga, perc), James Mtume (cga, perc).

La musica eseguita, sostenuta da un incessante tappeto di percussioni, poteva essere definità "funky", anche per via delle linee di basso, semplici ma efficaci, di Michael Henderson, solido musicista che aveva suonato con Stevie Wonder. Mancava una chitarra, che Davis riteneva indispensabile al suo progetto d'ispirazione hendrixiana (ma Mclaughin suonava con Lifetime) ma poteva esibire un Keith Jarrett in forma, che suonava stabilmente due tastiere (una per mano), aggiungendo poi effetti speciali con aggeggi più piccoli posati sopra le tastiere. Era sostanzialmente lui che dirigeva i concerti, gestendo i cambi di tempo e mood che una notevole disivoltura, grugnendo in diedi nei momenti di massima tensione e facendo spettacolo a sè.
Davis, invece, sembrava impegnato a giochicchiare col pedale del whawha, chinato su se stesso, con la tromba rivola verso il basso. Qualcuno disse con un'immagine acuta che "metteva gli accenti alle melodie. Sicuramente era stanco, probabilmente soddisfatto e poco propenso a salti mortali, almeno per il momento.


 



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