Quando Davis decide di tornare in
studio per incidere il suo nuovo disco, sa già che "In a Silent
way" sta andando bene nelle vendite,anche come "prodotto
non jazz" ed è stato accolto benevolmente dalla critica rock e
crossover. Più incerte le reazioni dei critici togati che rimasero
sorpresi per le operazioni di editing e di loop e si fermarono alla
superficie del problema. L'aver raggiunto la 134a posizione nella
classifica di Billboard era già un successo per un disco jazz.
E
comunque le idee di Miles sul suo percorso artistico erano chiare
negli obbiettivi ma ancora incerte nelle scelte artistiche. In ogni
caso il nuovo disco doveva dare un segnale clamoroso alla sua svolta
e configurare il disco come un "evento unico".
Su alcuni
punti le idee erano già chiare: il disco doveva essere doppio ed
avere una copertina diversa dalle solite del jazz perchè doveva
essere nello stile di quelle rock del periodo.
- il disco doveva
essere doppio per fornire un'immagine musicale duplice (quasi
schizofrenica) della sua musica: oscura, drammatica quasi minacciosa
ma anche aperta, solare (scate il termine abusato), dinamica. E
questa duplicità fu rispecchiata dai due dischi dell'album, ma anche
dalla copertina. Sull'album doppio la Columbia non era d'accordo,
anche se in quel periodo stava pubblicando una serie di album doppi,
ma tutti di genere rock e pop. Davis dovette lottare duramtente per
vincere e questa sua determinazione dimostrava quanto tenesse a
creare un disco "memorabile"
- la copertina doveva
chiaramente richiamare, per stile e argomento raffigurato, le più
avanzate e visionarie copertine rock e psichedeliche: doveva essere
il primo messaggio verso il nuovo pubblico cui era diretta e doveva
essere un messaggio ben chiaro. La scelta, ovviamente, fu fatta a
progetto avanzato e cadde sul pittore Mati Klarwein, conosciuto per
la sua visionarietà surreal-psichedelica, fu perfetta: a Klarwein
venne commissionata un'illustrazione incentrata sulla dualità. Il
disegno di copertina raffigura una coppia abbracciata che guarda
lontano verso l'orizzonte oltre il mare e che si fonde con le nubi,
un fiore che è anche fuoco, due mani che si intrecciano e che si
tramutano in un volto bifronte, nero e bianco, rivolto verso il cielo
azzurro da un lato e verso la notte stellata dall'altro. Tutti e due
i volti sono imperlati di sudore ma sul viso bianco esso è simile a
sangue. Sul retro di copertina vi sono altre due figure, un indigeno
Wodaabe in piedi, nell'estasi di una cerimonia religiosa, e in basso
a sinistra un'altra figura dal sesso indefinito assorta, pensosa e
avvolta nell'ombra. Mati Klarwein in precedenza si era occupato di
disegnare la copertina dell'LP Abraxas di Carlos Santana ed avrebbe
successivamente illustrato altre copertine di dischi importanti.
Davis aveva
le idee chiare sull'architettura del progetto ma non sulla direzione
che avrebbero preso le sedute. Alcuni temi erano già stati provati
in concerto ("Spanish Key", "Miles
Runs the Voodoo Down"); di "Pharaoh's Dance" c'è un
semplice spartito dell'autore, Joe Zawinul mentre per "Bitches
Brew" c'è molto mistero e qualcosa di scribacchiato. Gli ultimi
due temi a causa di una certa difficoltà di esecuzione ("Pharaoh's
Dance" ) e perchè frutto di un work in progress ("Bitches
Brew") furono spezzate in sezioni ed incise separatamente.
Nessun tema fu inciso per intero.
L'editing del disco fu
complicato e seguì lo schema del precedente "In a Silent Way".
Si dettagliano gli interventi operati:
Pharaoh's
Dance: La traccia
contiene ben 19 edit nel corso delle varie sezioni. L'introduzione è
interamente costruita in studio, utilizzando i cicli di ripetizione
di alcune sezioni. Più avanti sono presenti molte micro-modifiche.
Bitches
Brew: Il brano contiene
15 modifiche in post-produzione con l'utilizzo di diversi brevi loop
di nastro. La tromba di Davis, raddoppiata con un effetto di studio,
crea una vera e propria atmosfera ipnotica.
Spanish
Key: Il titolo si rifà
alla base tonale della sua composizione, cioè quella già incontrata
da Davis nella musica folkloristica spagnola durante il lavoro svolto
nel 1960 per l'album Sketches of Spain. Sono state registrate 4
takes, usate variamente nella ricomposizione finale.
John
McLaughlin:
Originariamente la traccia era stata incisa come una sezione del
brano Bitches Brew ma poi fu "estratta" e pubblicata
singolarmente.
Miles
Runs the Voodoo Down: Pur
essendo il tema più suonato live prima della sedute, ha avuto bem 9
tracce incise. E' forse il tema dove è più intuibile l'influenza
della musica di Jimi Hendrix, anche nel titolo, visto che Hendrix
aveva inciso "Voodoo Child" l'anno precedente per l'album
"Electric Ladyland".
Oltre a tutto questo taglia e cuci, ci sono interventi molto intelligenti di Teo Maceo: tutta la serie di echi ed affetti sonori che ampliano il campo sonoro e creano profondità d'ascolto e poi una serie di sovraincisioni che fanno duettare la tromba con se stessa o che raddoppiano certi passassi a un'ottava più bassa. Ci sono poi piccole aggiunte di parti strumentali pescate qua e là (ad esempio certi passaggi del clarinetto basso di Bennie Maupin) ed inserite nei momenti "d'attesa".
E furono questi interventi a scandalizzare di più i puristi del jazz, che li considerarono alla stregua di "trucchetti per ingenui", e gli ingenui erano i giovani fan del rock cui Davis aveva aperto la sua musica.
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