giovedì 15 dicembre 2022

Bitches brew: il capolavoro oltre le convenzioni (e le convinzioni): Quarta parte de VALUTARE OGGI LA DISCOGRAFIA DEL MILES DAVIS ELETTRICO

 

Quando Davis decide di tornare in studio per incidere il suo nuovo disco, sa già che "In a Silent way" sta andando bene nelle vendite,anche come "prodotto non jazz" ed è stato accolto benevolmente dalla critica rock e crossover. Più incerte le reazioni dei critici togati che rimasero sorpresi per le operazioni di editing e di loop e si fermarono alla superficie del problema. L'aver raggiunto la 134a posizione nella classifica di Billboard era già un successo per un disco jazz.
E comunque le idee di Miles sul suo percorso artistico erano chiare negli obbiettivi ma ancora incerte nelle scelte artistiche. In ogni caso il nuovo disco doveva dare un segnale clamoroso alla sua svolta e configurare il disco come un "evento unico".
Su alcuni punti le idee erano già chiare: il disco doveva essere doppio ed avere una copertina diversa dalle solite del jazz perchè doveva essere nello stile di quelle rock del periodo.
- il disco doveva essere doppio per fornire un'immagine musicale duplice (quasi schizofrenica) della sua musica: oscura, drammatica quasi minacciosa ma anche aperta, solare (scate il termine abusato), dinamica. E questa duplicità fu rispecchiata dai due dischi dell'album, ma anche dalla copertina. Sull'album doppio la Columbia non era d'accordo, anche se in quel periodo stava pubblicando una serie di album doppi, ma tutti di genere rock e pop. Davis dovette lottare duramtente per vincere e questa sua determinazione dimostrava quanto tenesse a creare un disco "memorabile"
- la copertina doveva chiaramente richiamare, per stile e argomento raffigurato, le più avanzate e visionarie copertine rock e psichedeliche: doveva essere il primo messaggio verso il nuovo pubblico cui era diretta e doveva essere un messaggio ben chiaro. La scelta, ovviamente, fu fatta a progetto avanzato e cadde sul pittore Mati Klarwein, conosciuto per la sua visionarietà surreal-psichedelica, fu perfetta: a Klarwein venne commissionata un'illustrazione incentrata sulla dualità. Il disegno di copertina raffigura una coppia abbracciata che guarda lontano verso l'orizzonte oltre il mare e che si fonde con le nubi, un fiore che è anche fuoco, due mani che si intrecciano e che si tramutano in un volto bifronte, nero e bianco, rivolto verso il cielo azzurro da un lato e verso la notte stellata dall'altro. Tutti e due i volti sono imperlati di sudore ma sul viso bianco esso è simile a sangue. Sul retro di copertina vi sono altre due figure, un indigeno Wodaabe in piedi, nell'estasi di una cerimonia religiosa, e in basso a sinistra un'altra figura dal sesso indefinito assorta, pensosa e avvolta nell'ombra. Mati Klarwein in precedenza si era occupato di disegnare la copertina dell'LP Abraxas di Carlos Santana ed avrebbe successivamente illustrato altre copertine di dischi importanti.

Davis aveva le idee chiare sull'architettura del progetto ma non sulla direzione che avrebbero preso le sedute. Alcuni temi erano già stati provati in concerto ("Spanish Key", "Miles Runs the Voodoo Down"); di "Pharaoh's Dance" c'è un semplice spartito dell'autore, Joe Zawinul mentre per "Bitches Brew" c'è molto mistero e qualcosa di scribacchiato. Gli ultimi due temi a causa di una certa difficoltà di esecuzione ("Pharaoh's Dance" ) e perchè frutto di un work in progress ("Bitches Brew") furono spezzate in sezioni ed incise separatamente. Nessun tema fu inciso per intero.
L'editing del disco fu complicato e seguì lo schema del precedente "In a Silent Way". Si dettagliano gli interventi operati:
Pharaoh's Dance: La traccia contiene ben 19 edit nel corso delle varie sezioni. L'introduzione è interamente costruita in studio, utilizzando i cicli di ripetizione di alcune sezioni. Più avanti sono presenti molte micro-modifiche.
Bitches Brew:
Il brano contiene 15 modifiche in post-produzione con l'utilizzo di diversi brevi loop di nastro. La tromba di Davis, raddoppiata con un effetto di studio, crea una vera e propria atmosfera ipnotica.
Spanish Key:
Il titolo si rifà alla base tonale della sua composizione, cioè quella già incontrata da Davis nella musica folkloristica spagnola durante il lavoro svolto nel 1960 per l'album Sketches of Spain. Sono state registrate 4 takes, usate variamente nella ricomposizione finale.
John McLaughlin:
Originariamente la traccia era stata incisa come una sezione del brano Bitches Brew ma poi fu "estratta" e pubblicata singolarmente.
Miles Runs the Voodoo Down:
Pur essendo il tema più suonato live prima della sedute, ha avuto bem 9 tracce incise. E' forse il tema dove è più intuibile l'influenza della musica di Jimi Hendrix, anche nel titolo, visto che Hendrix aveva inciso "Voodoo Child" l'anno precedente per l'album "Electric Ladyland".

Oltre a tutto questo taglia e cuci, ci sono interventi molto intelligenti di Teo Maceo: tutta la serie di echi ed affetti sonori che ampliano il campo sonoro e creano profondità d'ascolto e poi una serie di sovraincisioni che fanno duettare la tromba con se stessa o che raddoppiano certi passassi a un'ottava più bassa. Ci sono poi piccole aggiunte di parti strumentali pescate qua e là (ad esempio certi passaggi del clarinetto basso di Bennie Maupin) ed inserite nei momenti "d'attesa".

E furono questi interventi a scandalizzare di più i puristi del jazz, che li considerarono alla stregua di "trucchetti per ingenui", e gli ingenui erano i giovani fan del rock cui Davis aveva aperto la sua musica.

 Jazzitalia - Miles Davis: Bitches Brew 40th Anniversary Deluxe Edition Box


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