LIVE AT FILLMORE EAST
AUDITORUM,NEW YORK 1970/6/19(FRIDAY)
Restano da esaminare due dischi
ufficiali, prima della lunga serie di compliation pubblicate.
a) «At Fillmore»
I quattro concerti dati nel giugno 1970
al Fillmore East di New York dal gruppo di Davis uscirono in un
doppio lp «At Fillmore», pubblicato nell'autunno dello
stesso anno. Teo Macero, produttore-factotum di
Miles, aveva selezionato da ogni serata i venti minuti standard
dedicando una facciata ad ogni serata.
La scaletta dei quattro concerti si ripete quasi identica, partendo con "Directions", proseguendo con "The Mask" per poi passare alla funkeggiante "It’s About That Time", e confluire nel complicato "Bitches Brew" e concludersi con un brevissimo "The Theme".
Piccole variazioni su questo schema di base differenziano tra loro le quattro serata: la seconda aggiunge un prezioso bis come "Spanish Key"; nella terza e nella quarta compaiono brevi riflessioni sui temi di "I Fall In Love Too Easily" e "Sanctuary"; e l’ultima inserisce "Willie Nelson" (fresca distudio) nel finale.
Il lavoro di editing del disco, per
creare delle differenze tra le varie facciate molto più evidenti
rispetto alle effettive dovute all'estro differente delle varie
serate, si è concentrato estrapolando momenti differenti per ogni
serata, alterando anche la sequenza dei brani.Per anni è stato l'unico documento dei live al Fillmore, un documento molto alterato e quindi poco fedele alla ricostruzione delle serate.
Disco stranemente pubblicato doppio, a rischi di proporre a un pubblico poco preparato, musica piuttosto simile sulle varie facciate; sarebbe stato forse più logico pubblicarlo come singolo in versione più sintetica, ma il successo di "Bitches Brew" ha consigliato il contrario.
In ogni caso contiene grande musica.
b) "Live/Evil"
A novembre 1971 esce l'album doppio "Live/Evil": la Columbia gli ha appena firmato un contratto lucroso per tre anni per un totale di 300,000$ e vorrebbe ripetere il colpaccio di "Bitches Brew".
Ancora una volta c'è il tema della duplicità, fin dalla copertina, che Mati Klarwein esprime, su richiesta di Miles, raffigurando il bene e il male. Un'idea che rappresenta correttamente, in fondo la personalità di Davis, aggressivo e furente ma anche introspettivo e sensibile. Qui però diventa anche un gioco enigmistico con le parole lette al contrario: Live/Evil; Sivad/Davis; Selim/Miles.
Il disco è duplice anche perchè riunisce registrazioni di studio (giugno) e dal vivo (dicembre, al Cellar Door di Washington) del 1970 e questi due aspetti un po' confliggono e contribuiscono a produrre un disco un po' sfuocato, mancante di un vero baricentro. Bella musica in un disco interlocutorio, forse inevitabilmente. E per la prima volta ascoltiamo Davis usare il pedale whawha.
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