venerdì 30 settembre 2016

ORNETTE COLEMAN (1930 - 2015)


Prendete un discepolo  di Parker che suona
con un sassofono di plastica assieme ad un trombettista
che suona con una tromba tascabile, senza piano
(perché i maligni dicono che non sanno stare negli accordi…)
e pensate che tutto ciò sarà l'inizio del jazz degli ultimi 40 anni!
Follia? 
No Ornette. L'uomo che "non sapeva suonare"
ha creato la musica più innovativa del free,
costringendo anche Coltrane a passare dalle sue parti,
almeno per poco.
All'inizio un po' grezzo, poi sempre più raffinato
e complesso, qualche volta forse troppo funky
col gruppo Prime Time,
è un passaggio inevitabile per qualsiasi appassionato di jazz,
anche se qualche volta può sembrare ostico.
Ha composto anche musica classica interessante ma non essenziale.
Suona (male ma in modo funzionale) anche la tromba
ed il violino (in modo improprio ma molto suggestivo).


Lonely Woman,
at Jazz a Vienne 2008 



Shape of Jazz to Come (1959) Atlantic

Un disco storico che accese tante di quelle polemiche. Con Don Cherry, Charlie Haden e Billy Higgins.
Free Jazz (1960) Atlantic
Il manifesto (anche nella copertina) della new thing.
Ornette assemblò due gruppi che dovevano dialogare tra loro, intersecarsi, scontrarsi. Oltre ai suoi fedelissimi ci sono anche Eric Dolphy e Freddie Hubbard
At the "Golden Circle" in Stockholm, Vol.1/ 2 (1965) Blue Note

Eccellente esibizione live con David Izenson e Charles Moffett.
Consigliabile. .
Colors: Live from Leipzig (1996) Polygram
Ottimo incontro con un pianista!. Anche Joachim Kuhn è bravissimo.
Complete Science Fiction Sessions (1971)- Sony
Quando stava alla Columbia fu molto sabotato.
L'originale Science Fiction fu molto manomesso.
Questo doppio rimette le cose a posto.
Ma in ritardo

JULIAN CANNONBALL ADDERLEY (1928-1975)


Un sassofonista di diretta derivazione parkeriana (era stato
lanciato come il suo erede) ma meno spigoloso
pur nella sua corposa aggressività.
Uno dei migliori esponenti dell'hard bop che 
sapeva colorare di vene funky (prima) e quasi
rock (successivamente).
Col fratello Nat alla cornetta ha sfornato una lunga serie
di brani di successo;
con l'aggiunta del piano elettrico di Zawinul
ha aperto la via al jazz-rock.
Un musicista spesso sottovaluto da riascoltare
con più attenzione.


Work Song 
Nat Adderley, Louis Hayes, Sam Jones, 
Joe Zawinul, Yusef Lateef


Somethin' Else (1958) Blue Note
Con Miles Davis, Art Blakey, Hank Jones e Sam Jones. Ottimo.
Cannonball Adderley Quintet in San Francisco
(1959) Riverside

Un gruppo molto funky (c'è Bobby Timmos al piano) e rovente
Know What I Mean? (1962) OJC 
Il bonus è costituito dalla presenza di Bill Evans in un disco estremamente piacevole.
Mercy, Mercy, Mercy! Live at 'The Club'(1966) Blue Note (Capitol)
Dite quello che volete ma il ritornello di Mercy, Mercy, Mercy vi acchiappa e non vi molla più:
Il disco che ha spinto Miles Davis ad usare il piano elettrico.
Paris Jazz Concert 1969 Malaco
Buon live col fratello Nat e Joe Zawinul: L'ultimo periodo musicalmente felice della sua carriera.

sabato 24 settembre 2016

LEE KONITZ (1927)


 

Era l'unico che nel dopoguerra non suonava come Parker
e questo era già un merito.
Allievo di Lenny Tristano, portava nelle sue esecuzioni
una pacatezza, un suono poco vibrante,
una costruzione dei brani molto trasversale…
e forse qualche dose di intellettualismo di troppo.
E' sempre stato un inquieto sperimentatore 
e lo si può trovare spesso in compagnie insolite.
Quando però il mix (anche insolito) è equilibrato,
i risultati sono eccellenti.
Con Tristano ha sperimentato per primo il free-jazz
(in modo opposto a quello che si sarebbe sviluppato
una decina di anni dopo),
ha sperimentato l'elettronica ed alla fine
si è trovato con una sonorità più robusta
ed un fraseggio più vicino a Parker di
quanto non lo fosse da giovane.      
 



My Melancholy Baby
Piano- Bill Evans, Alto Sax- Lee Konitz, Bass-Niels Henning Ørsted Pedersen
Drums- Alan Dawson
Berlin, West Germany, October 29, 1965


Subconscious-Lee (1949-50) OJC Prestige

Un disco famoso che ai tempi fece scalpore per l'approccio intellettualistico. L'impronta è quella di Tristano, che suona in alcuni brani. Ci sono anche Warne Marsh e il bravo chitarrista Billy Bauer.
Lee Konitz Duet (1967) Milestone
Il primo disco interamente di duo mai inciso.
Con Joe Henderson, Marshall Brown, Dick Katz, Jim Hall, Ray Nance(!), Richie Kamuca, Eddie Gomez, Elvin Jones, Karl Berger. Disco molto citato ma difficile.
Lee Konitz Nonet (1977) Chiaroscuro

Una quasi orchestra con ottimi solisti(Jimmy Knepper, Ronnie Cuber), buoni arrangiamenti, assoli brillanti.
Consigliabile. .
Charlie Haden / Lee Konitz / Brad Mehldau - Alone Together (1997) Blue Notes
Un trio che rompe le barriere generazionali per affrontare degli standard riletti molto liberamente e con grande intelligenza. Un Lee 70enne tremendamente in palla.
Richie Beirach / Lee Konitz / David Liebman - Knowing Lee (2010) Out Note Records

Altro trio a sorpresa con Lee all'alto che dialoga con Liebman al soprano e Beirach che accompagna con grande classe.
Disco top e Konitz a 83 anni è inventivo ed in forma più che mai!





giovedì 15 settembre 2016

CHARLIE PARKER (1909-1959)




Il musicista che ha creato uno spartiacque con 
un prima e  un dopo Parker,
che ha fatto urlare di gioia i suoi fans ed ha fatto rifiutare
il nuovo jazz a molti vecchi appassionati.
Uno dei solisti più imitati (e Sonny Stitt era quasi perfetto),
una vita sregolata che ha fatto credere a molti sciocchi
che bastasse drogarsi per essere bravi come lui.
Ha cominciato cercando di suonare come Lester Young
ed ha creato il bebop.
Con Gillespie ha formato una coppia esplosiva,
altamente reattiva, in una gara a chi era più veloce,
creativo, spumeggiante.
Con un giovane Miles Davis ha invece colloquiato con più pacatezza.
Da solo con la ritmica improvvisava delle nuove canzoni
semplicemente usando i giri armonici di standard preesistenti.
Molte incisioni non sono il massimo dell' hi-fi,
ma sono un passaggio obbligato per tutti. 
  





Yardbird Suite: The Ultimate Collection 1945-52
Un doppio cd esemplare perchè copre tutte le fasi di Parker (Guild, Musicraft, Dial, Savoy, Clef). Per chi vuole iniziare è ottimo. Col tempo potrebbe diventare, come tutte le antologie, un doppione. La scelta dei brani è eccellente.
Legendary Dial Masters, Vols. 1 & 2 (1946-47) Jazz Classics
Le matrici Dial sono un passaggio obbligato per chiunque. Se non trovate questa versione, cercate le Stash o le Spotlight.
Confirmation: The Best of the Verve Years (1946-54)
Se non volete o non potete comprare l'integrale Verve di 10 cd, prendete questo doppio. E' ottimo.
Jazz at the Philharmonic (1946) Giants of Jazz
Uno dei bei minestroni di Norman Granz, dove c'era di tutto un po'. Interessante non per l'omogeneità di stile, quanto per verificare come erano avanti Parker e Gillespie. Tra i tanti partecipanti, altri due giganti del sax: Hawkins e Young.
Greatest Jazz Concert Ever (1953) Prestige-Carrere
Un grande incontro-scontro con Gillespie.
Ci sono anche Bud Powell, Mingus e Max Roach.

JOHNNY HODGES (1907-1970)


Passare alla storia come un grande,
pur avendo quasi sempre suonato in
un'orchestra d'altri, anche se era quella del Duca,
vuol dire proprio essere bravi.
E lui aveva una sonorità
così particolare, morbida eppure swingante.
Anche quando sembrava molto vicino ad
essere sdolcinato, bastavano due battute delle sue
per riequilibrare l'esecuzione, 
ridargli smalto senza perdere di leggerezza.
 
 




Caravan (1947-52) Fantasy

Una bella raccolta di lavori con Ellington o Strayhorn.
Used to Be Duke (1954) Verve
Ottimo disco con la propria orchestra. Vedete se riuscite a trovarlo.
Johnny Hodges with Billy Strayhorn and the Orchestra (1961) Verve
I solisti sono i soliti del Duca, ma con Strayhorn qualcosa cambia.
Brani scelti con cura, esecuzioni scintillanti. Cercatelo a tutti i costi.
Everybody Knows (1965) GRP-Impulse
Vale tutto quello detto sopra. Compresa la difficoltà a trovarlo.
Triple Play (1967) RCA Bluebird
Un altro bel cd di difficile reperimento.
In ogni caso potreste sempre ricorre a quelli incisi col Duca, se questi non si trovano.

venerdì 9 settembre 2016

A LOVE SUPREME




UN AMORE SUPREMO
(album di John Coltrane)

Come una qualsiasi tribù d’Africa
o d’America
i quattro officianti radunano i loro oggetti sacri,
si dispongono in cerchio,
lo sguardo verso i fedeli (ed i miscredenti)
seduti in attesa.
Il sacerdote, alto ed imponente,
dà il via alla ritmica ed inizia il canto.
Dal suo strumento dorato estrae
una voce potente, decisa.
La musica è vitale, aggressiva,
ma sembra non muoversi:
sta cercando la strada per arrivare a Dio
ed è una strada contorta,
cercata scivolando tra i ghetti di Harlem,
superando le barriere del razzismo, della droga,
della disgregazione.
Una voce aspra sta officiando un canto a Dio,
di speranza disperata.
E le note si cercano per indicarsi la via, incerte,
poi lentamente si ripetono come salmodianti:
DA DA DA DA, DA DA DA DA,
A LOVE SUPREME, A LOVE SUPREME.
Un amore supremo.
E via via a ripetersi in una spirale sempre
più rovente e vitale:
la ripetitività di tutte le musiche religiose
a diretto contatto con l’improvvisazione jazz.
Uno scontro ed un incontro
per una musica che non è consolatoria,
anche se vuole consolare.
Per una musica che lotta per arrivare alla pace
interiore, ma che lo fa contro tutto l’ambiente esterno.
E c’è spazio anche per gli altri officianti
con i loro interventi più pacati ma pieni di vigore:
ormai siamo alla fine, pensano i fedeli.
Invece come se tutto quello detto fino a quel momento
fosse stato solo una preparazione, s’innalza un pianto.
La voce di tutta l’umanità che soffre, ruggisce
nel pianto virile, di speranza ed incertezza
del finale che si chiama SALMO ma che è la voce
più commossa e commovente che si rivolge a Dio,
da decenni a questa parte. Il ruggito
dell’animale ferito, la speranza dell’umile che cerca
la strada con una voce di rabbia non ancora sedata.
I tamburi picchiano forte,
il sax emette gli ultimi lamenti.
La messa è finita.

poesia e disegno di
Alberto Arienti

mercoledì 7 settembre 2016

JOHN COLTRANE (1926-1967)


E' lI tenore più imitato negli ultimi 50 anni, 
colui che ha portato il jazz alle estreme conseguenze 
e che la prematura morte ha impedito di riformulare 
in termini compiuti. 
Partendo dall'hard bop, passando per il jazz modale, 
è arrivato ad un free tormentato fatto di continue 
esplorazioni della materia sonora,
interminabili corpo a corpo con il sax per arrivare, 
passando per la strada più difficile, alla pura bellezza. 
Una persona molto spirituale e mite 
alla ricerca dell'equilibrio interiore e della pace, 
passando per la convulsione della sua musica, 
che quando si apre improvvisamente su squarci lirici 
offre momenti di una intensità e commozione assoluti.
Da ascoltare meditando. 
  
 





Blue Train (1957) - Prestige
La più bella incisione del periodo Prestige
Giant Steps (1959) - Atlantic
Il primo grande disco di successo di Trane. All'epoca fece scalpore.
My Favorite Things (1960) . Atlantic
Contiene il prototipo del brano più eseguito da Coltrane, dilatato poi nel tempo a dismisura.
A Love Supreme (1964) Impulse
Il suo testamento spirituale ed artistico. Uno dei capolavori assoluti del jazz.
Interstellar Space (1967) - Impulse
Per sapere di più sull'ultimo periodo e su quello che avrebbero poturo essere i futuri sviluppi della sua musica. Suona in coppia con il batterista Rashied Ali